martedì 31 dicembre 2013

Alla fine... o alla frutta?

Ultimo giorno dell'anno.
Mi sveglio presto e non ho mal di testa. Strano, perché ieri sera mi sono scolata una bottiglia di vino rosso come se fosse stata acqua fresca e il mal di testa è da sempre uno dei miei amici più fedeli. Mah. C'è qualcosa che non va.

Esco di casa, è ancora buio e fa freddo, non so se sarà una bella giornata, c'è molta umidità.
Il tempo è in sintonia con me, oggi.
Indeciso.
Una fine dell'anno un po' così.
Yeah.
E poi mi avvicino alla macchina e sento quella odiosa canzoncina delle luci di Natale dei miei vicini e mi chiedo a chi sia venuta questa brillante idea di inventare luci che suonano sempre le stesse tre-quattro canzoni. Eh? Chi è il genio?
Sono venti giorni che sento a ripetizione Jingle Bells.
Ne vogliamo parlare?
Ma non si fulminano mai quelle luci? Luci che suonano. Maledette.

Il mio balcone è quasi sempre spento. Ce l'ho anch'io le luci, mio figlio ci teneva: "Mamma, ma soltanto noi non ce l'abbiamo!".
E che cavolo, amore mio, mettiamo le luci che fanno tanto Natale e piace anche a me affacciarmi sul balcone e vedere tutti quei colori. Peccato che tuo padre mi rompa da morire le scatole, perché non mi ricordo più dove ho messo quelle dell'anno scorso e siccome io sono insopportabile, non mi ci metto proprio a svuotare una casa per ritrovarle e le compro nuove.
E si litiga. Mica perché le ho ricomprate. Perché è una questione di principio.
Come no.
Allora io non voglio avere principi.
Voglio le luci di Natale sul balcone, nuove, e dimenticarmi di accenderle come tutti gli anni, perché io sono così e non ce l'ho il pensiero fisso che tutte le sere devo attaccare la spina.
Quando le tolgo, mi dimentico pure dove le vado a sistemare.
Vedi un po'.
E se mi va, mi metto sul balcone e sto un'ora a contemplare tutti quei colori intorno a me.

Vado al lavoro. Lavoro anche oggi, yes. Perché gli altri del mio team ritornavano a casa per le feste e sono rimasta io.
Sono impiegata in un ufficio pubblico.
Non immaginavo l'immane fregatura di rimanere gli ultimi giorni dell'anno: anche il mio capo in ferie e una lista infinita di pratiche da tenere sotto controllo.
Ho la scrivania invasa da liste. E la signora delle pulizie che si diverte a passare lo sgrassatore dovunque e ogni giorno, ogni giorno, mi chiede come trascorrerò l'ultimo dell'anno.
Ci siamo, è stasera.
Cenerò in un locale con amici.
Evvvvvaiiiii!!!

E in questa mattinata tranquilla in cui sarei potuta rimanere in ufficio a sistemarmi le scartoffie, da sola in stanza, al caldo, arriva quell'uomo affascinante (molto affascinante) del mio capo area, che mi dice che devo andare in due comuni a consegnare degli atti.
Certo.
Si fa presto a dire: "Vai al comune di M.".
Come se non fosse nemmeno in pieno centro.
Come se non fosse nemmeno l'ultimo dell'anno.
Come se si potesse trovare un parcheggio a M.. l'ultimo dell'anno.
Come se non mi fossi nemmeno messa i tacchi, oggi.
Come se non mi fossi vestita leggera, tanto sarei stata dentro al caldo.
Eh già.
Come se.
E allora vado e mi faccio più di 2 km all'andata e altri 2 al ritorno correndo sui tacchi, per paura che chiuda l'ufficio. Perché non è che l'ultimo dell'anno stanno ad aspettare la cretina che se ne doveva andare in ferie e poi ha deciso di rimanere. No, quando è l'ora chiudono.
Corro sui tacchi, con quell'umidità che mi penetra in tutti i pori della pelle e mi arriccia i capelli, che sembro un barboncino che è stato lavato con uno shampoo volumizzante.
E penso che, nonostante abbia cercato di evitare i negozi affollati e la calca di questo periodo, mi ritrovo inevitabilmente nel caos più totale, con un cane che mi si avvicina mentre io sto pensando tutto questo, e ha intenzione di mangiare gli atti che tengo in mano.Soltanto questo ci mancava!
Brivido. Paura.
Consegno gli atti e ritorno alla macchina con più calma.
Respiro un po' di quell'atmosfera, in fondo sono così belli i negozi addobbati, il clown che gonfia i palloncini, la giostra con i cavalli che mi ricorda tanto un carillon, l'aria di festa che ti investe dappertutto.
E siccome io vivo nel mondo delle favole, vado in giro con la borsa aperta e mi stanno per rubare il portafoglio.
Yeah. Altro pericolo scampato.
Dove lo ritrovo un altro portafoglio con scritto "I like people who smile when it's raining?".
Impossibile.
Vado nel secondo comune.
Di fronte al municipio c'è un ampio parcheggio.
Ho i piedi doloranti e i capelli a barboncino, ma ormai il peggio è passato.
Devo solo consegnare l'atto e poi me ne ritorno tranquilla a casa.
Già.
Peccato che proprio in quel momento il sindaco di questo paese abbia convocato tutti i dipendenti per gli auguri di fine anno.
Aspetto. Ma che cavolo avrà da dire? Neanche il Presidente della Repubblica nel suo discorso a reti unificate.
Finiti gli interminabili auguri mi prendo un bel cazziatone da un vigile urbano, perché sto portando gli atti il 31 dicembre.
Sai com'è, me ne sarei rimasta volentieri in ufficio anch'io, ma che te lo dico a fare...
Lungo cazziatone, varie provocazioni.
Non raccolgo, sorrido.
E dai, sta finendo un anno, facciamo i buoni, almeno per oggi, almeno per finta.
Mi dicono che devo aspettare.
Ma certo, sono qui per questo, no? Qualcun altro che sta arrivando per fare gli auguri?
No, è che si è persa una certa Laura. Nessuno la riesce a trovare e pare che sia l'unica, dico l'unica, persona a detenere i magici segreti del protocollo in quell'ufficio.
Io mantengo la calma, ma dentro di me tutto urla e freme, perché è la fine dell'anno anche per me, sto morendo di freddo, mi fanno male i piedi, mi sta venendo il raffreddore, ho dormito poco, sono reduce da una sbornia, non avevo nemmeno il mal di testa e possibile che in questo comune nessuno sappia mettere un numero di protocollo?!? E dov'è questa benedetta Laura, che io la vado a cercare anche a casa mentre prepara il cenone, se non mi mette immediatamente quel numero!
E che cavolo!
Ma continuo a sorridere e aspetto paziente.
Poi salgo in macchina e invio un messaggino simpatico al mio capo area, per annunciare che la missione è compiuta.
E lui non capisce l'ironia e mi telefona tutto allarmato, come se stesse per esplodere la bomba atomica e non ci fosse più scampo per nessuno.
Relax, please.
Stavo solo scherzando.
E' la fine dell'anno.
Facciamo festa.
Jingle Bells.
L'anno prossimo ti regalo le luci che suonano e te le accendo in ufficio tutte le mattine, vediamo se ti fai venire queste brillanti idee per l'ultimo dell'anno.
Intanto voglio soltanto togliermi le scarpe, fare una doccia calda e magari bere un'altra bottiglia di vino.
Così, visto che di solito non bevo mai, mi gira la testa e non penso a nulla e mi metto a ridere per ore, poi a piangere, mi arrabbio, mi intristisco, apro il rubinetto e faccio uscire a scroscio tutti i tipi di emozione.
Come ieri sera.
Che liberazione!
Buona fine dell'anno a tutti!





sabato 28 dicembre 2013

E cammina, cammina...

Ultimi momenti del 2013, ancora qualche giorno e saremo tutti con i calici alzati a brindare al 2014.
Quest'anno non faccio bilanci, né buoni propositi. Mi regalo un blog.

E cammina, cammina...
Sarà il mio motto per il 2014, comunque vada e qualsiasi cosa succeda. Non so ancora cosa scriverò in questo spazio, come lo condividerò con chi avrà voglia di fermarsi due minuti a leggermi, né se riuscirò a portarlo avanti. 
Intanto mi faccio questo regalo.

E cammina, cammina... sono le parole di quel mondo magico che appartiene alle fiabe e all'infanzia, parole che sanno di stupore e di tempo sospeso, perché cammina, cammina può succedere tutto e il contrario di tutto.

E cammina, cammina... è anche quello che faccio da un po' di tempo a questa parte, per scacciare malinconia e brutti pensieri.
Tutti i giorni cammino, sul tapis roulant nel mio garage, con la musica sparata al massimo nelle orecchie, per ritagliarmi un piccolo spazio al di fuori della realtà.
Uno spazio in cui, cammina, cammina, guardo avanti.

E anche se so che a volte basta poco per perdersi, io oggi cammino.
Cammino.
In mezzo ai draghi e sognando i castelli.